UN'ABITANTE DEI NOSTRI MONTI: LA VIPERA

Il genere Vipera

 

Nei tempi passati, quando l'agricoltura e la pastorizia erano alla base della nostra economia, molti animali furono irrazionalmente cacciati come nocivi dall'uomo che ne causò la scomparsa dal nostro territorio (lupo, orso, lince ecc.). La stessa popolazione delle vipere subì questa sorte e, seppur non scomparendo del tutto dai nostri monti, fu drasticamente ridotta dagli antagonisti naturali (rapaci, tasso, cinghiale, fagiano, riccio, ecc.) e dagli animali domestici allevati allo stato brado (suini, polli, tacchini, ecc.) per i quali costituiva un cibo ambito. L'abbandono dei nostri monti e dell'economia agropastorale a favore della città e dell'industrializzazione, provocò il rifiorire della popolazione di viperidi presenti sul territorio poichè vennero meno le condizioni, sopra citate, di eccesso di predazione.

La classificazione sistematica colloca questi animali nell'ordine degli squamati, sottordine ofidi (serpenti), famiglia viperidi, genere Vipera. Essi sono presenti con molte specie in Europa, Africa e Asia.

Questi rettili; dalle sviluppate capacità adattative che permettono loro di occupare zone paludose o luoghi aridi, prati, boschi o territori rocciosi sino a circa 2000 metri d'altitudine; hanno approfittato della riduzione delle presenze dei predatori naturali e non, per diffondersi rapidamente.

Toccato l'acme una trentina di anni or sono, ora la popolazione di viperidi pare in calo o quantomeno stabilizzata, ed andando in montagna non è più frequente come allora l'incontro con una vipera.

Una curiosità: l'unica regione italiana in cui non è presente nessuna specie di vipera e la Sardegna. Questa stranezza è dovuta al fatto che l'evoluzione dei viperidi è avvenuta quando l'isola era ormai staccata dalla piattaforma continentale Euroasiatica, e quindi il mare costituiva una barriera naturale insormontabile per questi rettili.

Numerosissime, e spesso curiose, sono le credenze che circondano le vipere e che traggono origine dall'atavica avversione dell'uomo verso i rettili. Esse sono prive di ogni fondamento veritiero e sono ascrivibili alle leggende, come tutta quella serie di poteri taumaturgici attribuiti a svariati preparati a base di “vipera” (ci sarebbe da compilare un ricettario tanti sono!).

E' una leggenda che le vipere partoriscano i piccoli sui rami degli alberi lasciandoli cadere sull'eventuale malcapitato passante, come del resto la credenza che questi rettili siano capaci di salti prodigiosi per colpire alla gola i disturbatori. Tra le credenze più curiose e prive di fondamento vi è quella che sostiene la capacità della vipera di inseguire il malcapitato disturbatore disponendosi a cerchio con la coda in bocca e rotolando per il pendio. Tutti frutti della fantasia umana che, nelle sere invernali trascorse nella stalla, aveva tutto il tempo per compiere questi voli pindarici che ormai fanno parte della nostra tradizione passata.

 

Morfologia generale, biologia ed etologia del genere Vipera

 

Tutte le specie di vipera presentano un tronco tozzo e robusto terminante con una breve coda che si origina da una strozzatura della cloaca in poi. Sulla parte dorsale si notano squame fortemente carenate che assumono una colorazione più scura rispetto alla zona ventrale. La testa, ben distinta dal collo, è piatta e di forma triangolare. Essa è ricoperta sulla parte superiore da piccole squame irregolari che spesso producono un disegno a forma di “V”. Gli occhi hanno sempre la pupilla verticale e, lateralmente sul muso, si notano le narici sotto le quali compaiono le scaglie sopralabiali di piccole dimensioni.

All'interno della cavità orale, sull'apice dell'osso mascellare, sono disposti i due denti canalicolati attraverso i quali l'animale inocula il veleno. Essi presentano l'apice smussato obliquamente, come gli aghi da iniezione, e sono mobili grazie alla facoltà dell'osso mascellare di ruotare. In posizione di riposo le zanne sono ripiegate all'indietro nel cavo orale mentre, quando il rettile spalanca le fauci, essi vengono portati in posizione subverticale rispetto al palato (fig. 1).

Fig. 1

Gli adulti possono raggiungere lunghezze comprese tra i 45 ed i 75 centimetri con punte massime di cm 100. I maschi sono di norma più corti delle femmine di una decina di centimetri.

La colorazione assunta dalle varie specie è prevalentemente dovuta a fattori mimetici.

Morfologicamente la vipera è di facile distinzione dagli altri rettili non velenosi presenti sul nostro territorio. Questi ultimi si possono ricondurre essenzialmente alla famiglia dei colubridi e hanno un aspetto sostanzialmente differente dai viperidi (bisogna avere solo il sangue freddo di guardarli per rendersene conto, ricordate che basta un metro di distanza per essere in zona di sicurezza) (fig. 2).

Fig. 2

La maturità sessuale delle vipere è raggiunta attorno al 4° o 5° anno d'età. All'inizio della primavera, appena risvegliati dal letargo invernale, i maschi ricercano le femmine per accoppiarsi. Le femmine hanno un periodo di gestazione che si aggira attorno ai 4 mesi e sono ovovivipare. Il numero dei piccoli che viene alla luce varia, a seconda della specie, da 2 a 15 individui e oltre. I piccoli appena nati presentano una lunghezza variabile dai 15 ai 20 centimetri e hanno le ghiandole velenifere già perfettamente funzionanti. Questo fatto consente loro di cacciare subito per procurarsi il nutrimento.

La vita media della vipera si aggira attorno ai 25 anni, ovviamente se non ha un incontro ravvicinato con qualche randello.

In Italia sono presenti 22 specie di serpenti tra cui solo 3 sono da considerarsi pericolose per l'uomo: la vipera comune (Vipera aspis), quella del corno (Vipera ammodytes) e il marasso (Vipera berus). Una quarta specie di vipera (Vipera ursinii) è presente sul suolo italiano ma ha un veleno poco potente ed è localizzata in ristrette zone dell'Appennino centrale.

La vipera è un rettile di carattere tranquillo che presenta anche una certa utilità per l'uomo poichè distrugge una quantità di roditori pari a circa 250 individui per ettaro all'anno. Oltre che di roditori, la vipera si nutre anche di altri piccoli mammiferi, uccelli, uova, lucertole, insetti, rane e altro.

Animale sostanzialmente lento, ha però uno scatto saettante quando proietta il capo per l'aggressione e lo ritrae repentinamente. Questo comportamento consente al rettile di tendere agguati alle prede di cui si nutre e di difendersi se molestato.

La preda, uccisa dal veleno, viene sospinta nelle fauci e nell'esofago grazie ad una serie di denti uncinati. Questa operazione è facilitata dall'estrema mobilità delle ossa del palato e della mandibola, nonchè dall'abbondante secrezione salivare. Lo stomaco può subire una notevole dilatazione, grazie alla mancanza dello sterno, e quindi può ospitare animali relativamente grossi. La digestione viene agevolata dal veleno, che inizia una predigestione subito dopo il morso, e conclusa dai succhi gastrici.

Durante il giorno la vipera resta pigramente al sole mentre la notte si rifugia in anfratti per proteggersi dal freddo che la rende intorpidita data la sua prerogativa di animale a sangue freddo (come del resto tutti i rettili). Trascorso il periodo estivo, i viperidi cadono in letargo e trascorrono tutto l'inverno consumando le sostanze grasse accumulate in precedenza.

 

Le specie italiane del genere Vipera

 

  • Vipera comune (Vipera aspis)

E' detta anche aspide ed è la più diffusa nel nostro paese. Vive di preferenza in zone poco vegetate e pietrose dove si crogiola al sole. Oltre alle caratteristiche generali dei viperidi, questo rettile presenta la parte anteriore della testa leggermente rialzata verso l'alto. La colorazione è variabile dal grigio cenere al grigio giallastro o dal bruno scuro al rossastro. Il disegno dorsale forma una fascia longitudinale scura a zig zag oppure continua. L'occhio e color grigio mentre le labbra sono bianco-giallastre. Il maschio adulto raggiunge i 65 / 75 centimetri di lunghezza, mentre la femmina tocca i 75 / 85 cm (fig. 3)

Fig. 3

  • Vipera del corno (Vipera ammodytes)

E' da considerarsi la vipera più pericolosa presente in Italia per via della quantità e qualità del veleno che inocula col morso. La si ritrova nelle Prealpi e Alpi venete sino ad un'altitudine di 1600 metri circa; non è quindi presente nei nostri territori. Predilige le zone aride e le pietraie molto soleggiate ma si può incontrare anche ai margini di radure e nei boschi non folti. E' riconoscibile per la presenza sul muso di un corno conico di circa 5 millimetri, molle, rivestito di squame. La colorazione del dorso è simile alla vipera comune ma molto più scura. Gli adulti di questa specie raggiungono una lunghezza pari a 90 / 100 centimetri (fig. 4).

Fig. 4

  • Marasso (Vipera berus)

Questa vipera è molto diffusa nell'Italia settentrionale e vive in zone pianeggianti umide (risaie, sponde fluviali) o montane sino ad un'altitudine di 3000 metri.

La testa dal profilo arrotondato, non rivolto verso l'alto come le altre vipere, presenta sulla zona cefalica degli scudetti (di norma 3) con forma e dimensioni variabili. Le squame del corpo sono spiccatamente carenate e il loro colore assume tonalità grigie, bruno-giallastre o rossastre. Nelle zone montane si possono incontrare individui con spiccato melanismo e quindi quasi completamente neri. Il disegno del dorso, simmetrico, è formato da macchie brune longitudinali alternate a zig zag. Il marasso è estremamente irritabile ed aggressivo. La lunghezza raggiunta dagli adulti varia a seconda del sesso da 60 a 80 centimetri (fig. 5).

Fig. 5

  • Vipera ursinii

 

La distribuzione geografica di questo viperide è ristretta unicamente ad alcune zone dell'Appennino centrale (Gran Sasso, Monti Sibillini). L'aspetto generale è molto simile alla Vipera berus di cui è stata considerata per molto tempo una sottospecie. La Vipera ursinii ha testa piccola, quindi poco distinta dal collo, e le narici sono collocate nella parte inferiore della squama nasale. Caratteristica della specie è la presenza di una macchia scura sulla nuca.

Gli adulti raggiungono i 50 centimetri di lunghezza e raramente li superano (fig. 6).

Fig. 6

 

L'apparato velenifero e il morso dei viperidi

 

L'apparato velenifero, nato non già per uccidere l'uomo ma per nutrirsi, è tra i più funzionali in possesso dei rettili velenosi.

La ghiandola contenente il veleno è posizionata posteriormente sul palato ed è circondata da una serie di muscoli compressori atti all'espulsione del fluido in essa contenuto. Quando una vipera si appresta a mordere spalanca le fauci, che raggiungono un angolo di 150° e più, e le zanne mobili si portano in posizione offensiva. Un rapidissimo scatto proietta il capo verso la vittima, le fauci si chiudono ed entrano in funzione i muscoli compressori che spremono la ghiandola velenifera e convogliano il veleno nei canali interni dei denti mobili. Il veleno viene inoculato nel momento medesimo in cui i denti affondano nelle carni della preda.

Dopo ogni morso la vipera deve ricostituire la sua scorta di veleno e impiega per questa operazione un tempo relativamente breve.

Ribadiamo per l'ennesima volta che se la vipera morde un uomo è solo ed esclusivamente per difesa. E' più che sufficiente la distanza di un metro dall'animale per scongiurare qualsiasi pericolo.

Il veleno della vipera è una combinazione di svariate tossine che, entrando in circolazione nel sangue, provocano altrettanti vari effetti. Tra queste tossine ricordiamo:

  • la coagulina – provoca la coagulazione del sangue e, se questo fenomeno avviene in vasi sanguigni di primaria importanza, può causare la morte per embolia;
  • l'emorragina – lesiona le pareti dei vasi capillari causando emorragie di varia gravità;
  • l'emolisina – distrugge i globuli rossi;
  • la citolisina – provoca la distruzione delle cellule epatiche e renali;
  • la neurotossina – colpisce il sistema nervoso provocando, nei casi più gravi, il

blocco del muscolo cardiaco e dei centri respiratori.

Il morso di un viperide lascia sul punto colpito un'impronta caratteristica composta da due piccoli fori distanti circa un centimetro provocati dalle zanne. E' anche possibile che si noti un unico foro quando l'animale aggressore ha perso una zanna in precedenza e non ha ancora sviluppato quella sostitutiva. Oltre all'impronta dei denti veleniferi si notano, in linee pseudoparallele, i segni lasciati dai denti mascellari del rettile. Ben diversa è la ferita prodotta dal morso di un colubride non velenoso che non presenta i due forellini della zanne.

L'eventualità che un uomo sia morso da una vipera, visto che l'animale lo teme e non l'attacca mai, è da ricercarsi unicamente nella spiacevole evenienza che il malcapitato non veda il rettile. Questa evenienza non è trascurabile poichè la vipere si mimetizzano molto efficacemente.

 

Prevenzione dal morso e primo soccorso

 

La prevenzione della morsicatura da parte di un viperide consiste sostanzialmente nella messa in atto di alcuni comportamenti che vengono di seguito elencati:

  • Indossare calzature idonee all'ambiente (scarponi o stivali) e calzettoni in lana pesante che ostacolano la penetrazione dei denti veleniferi.
  • Volendo raccogliere funghi o altro da terra è consigliabile ispezionare con un bastone la zona dove andremo a posare le mani.
  • Alcuni sostengono che un passo cadenzato e pesante metta in fuga la vipera che si allarma del rumore sospetto.
  • Non appoggiarsi su fascine di legna, pagliai o mucchi di foglie, potrebbero celare la presenza del rettile.
  • Nel caso di soste ispezionare il terreno prima di bivaccare e scuotere gli indumenti e le coperte prima di smobilitare.
  • Non mettere mai le mani sotto anfratti rocciosi o cavità senza essersi preventivamente accertati dell'assenza di pericolo.
  • Porre particolare attenzione nelle vicinanze di baite abbandonate, esse creano un ambiente ideale per le vipere.
  • Controllare le vicinanze di una fonte prima di dissetarsi.
  • Non cercare assolutamente di schiacciare una vipera con i piedi.
  • Se ci si accorge di aver posato un piede o una mano nelle vicinanze di una vipera bisogna evitare movimenti bruschi, il rettile tenderà ad allontanarsi senza mordere.

In caso di morsicatura una persona adulta, priva di particolari patologie, se soccorsa correttamente ha pochissime probabilità di morte.

Il morso della vipera è doloroso e causa problemi che possono durare parecchi giorni, ma ciò non ci autorizza a massacrarle a bastonate poichè anch'esse fanno parte di quel famigerato equilibrio naturale che non dovrebbe essere alterato (non esistono animali di serie A e di serie B!).

Il veleno della vipera è pericoloso solo quando penetra nel sistema sanguigno della vittima, bisogna quindi prestare particolare attenzione ai morsi in zone ben irrorate dal sangue come il viso, le cosce o le braccia. Dopo il morso si evidenzia un forte dolore nella zona morsicata che presenta anche piccole emorragie e la formazione di una tumefazione. Dopo 15 / 20 minuti il ferito presenta dilatazione della pupilla e, quando il veleno inizia il suo effetto; capogiri, tachicardia, dispnea, nausea e vomito con scarica di feci. Nei rari casi mortali sopraggiunge la paralisi cardiaca o il blocco respiratorio.

Il ferito deve essere ricoverato, al più presto, presso il più vicino posto di pronto soccorso perchè possa essere sottoposto all'opportuna sieroterapia antiofidica. Se la lontananza dalle strutture sanitarie è considerevole occorre applicare un laccio emostatico (anche solo un lembo di camicia) a circa 10 centimetri a monte della ferita per rallentare il diffondersi delle tossine. Se questa operazione è eseguita correttamente, la ferita dovrebbe continuare a sanguinare lentamente. Il laccio emostatico deve essere spostato ogni 15 minuti circa verso la base dell'arto leso e, in ogni caso, non deve essere mai tenuto in sito per più di 20 o 30 minuti Per agevolare la fuoriuscita del veleno, ancora presente in loco, è utile praticare una leggera incisione a forma di X nei pressi dei segni di inserzione dei denti veleniferi (profonda mm 3 e lunga mm 6). E' invece assai pericoloso procedere all'operazione di suzione della ferita per il pericolo di assunzione del veleno da screpolature delle labbra o delle gengive. L'operazione di suzione può essere effettuata con l'ausilio di particolari aspiratori, in vendita nelle farmacie, che eliminano il pericolo di contaminazione e possono essere utilizzati dallo stesso infortunato (fig. 7).

Fig. 7

La ferita deve essere lavata e disinfettata con apposite sostanze (ad esempio una soluzione di permanganato di potassio all'1%), in assenza di queste è possibile eseguire delle pennellature con tintura di iodio. E' consigliabile, se possibile, l'applicazione di ghiaccio sulla ferita per un tempo di circa due ore. Risulta invece inopportuna la somministrazione al ferito di bevande alcoliche che favoriscono la vasodilatazione e quindi la diffusione del veleno. E' possibile somministrare al soggetto colpito caffè e cardiotonici, per sostenere l'organismo, nonchè bevande non alcoliche per favorire la sudorazione e la diuresi.

L'uso del siero antiofidico, un tempo caldeggiato da tutti i sanitari, ha oggi perso la sua popolarità visto che spessissimo provoca una violenta crisi anafilattica che, se non controllata da personale medico, rischia di essere più pericolosa del veleno stesso.

Di recente sono stati messi in commercio dei particolari strumenti che, generando una corrente elettrica, convertono le tossine del veleno in altri composti chimici non dannosi. I due reofori dello strumento vengono posti a contatto della zona lesa e quindi si procede all'applicazione della corrente elettrica.

Chiudiamo ricordando di prestare molta attenzione durante le escursioni in montagna ma anche di non essere terrorizzati da un pericolo che ha scarsissime probabilità di colpirci. Personalmente ho conosciuto una sola persona morsa da una vipera ad un polpaccio mentre raccoglieva il fieno e posso testimoniare che è tutt'ora viva ed in salute. L'unico ricordo di quel brutto momento è una piccola cicatrice sul polpaccio destro.

 

 

Giovanni Visetti

5 commenti
  1. anna
    anna dice:

    Pur essendo a conoscenza che nel nostro territorio si corre il pericolo' di incontrare vipere, una rinfrescata alla memoria male non fa, grazie a Giovanni per avercelo ricordato attraverso il suo articolo, interessante.

    Rispondi
  2. bruno
    bruno dice:

    Quante cose non sapevo delle vipere!!!! Pero gia da molto tempo per esperienze dirette qualche accorgimento per prevenire spiacevoli conseguenze le avevo già adottate . Le vipere parte integrante del nostro territorio quindi conviviamo serenamente con dovuto rispetto.

    Rispondi

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