LA LAPIDE FUNERARIA DI EPOCA ROMANA

LA LAPIDE FUNERARIA D'EPOCA ROMANA

Le origini storiche di Val della Torre sono fatte risalire al periodo dell'antico Impero Romano. Si pensa che, in quel periodo, nella località attualmente denominata Capoluogo sorgesse una colonia penale mentre a Brione pare fosse sito un tempio adibito al culto pagano. Questa diversificazione del tipo di insediamento abitativo distinse, sin da allora, le due località sopra citate conferendo a Brione la prerogativa di centro religioso e al Capoluogo quella di caposaldo militare.
Lo stesso toponimo attribuito al torrente che solca la nostra valle: Casternone, pare abbia un'etimologia romana essendo riconducibile al latino Castrum Nonum, vale a dire nono accampamento. Ciò comproverebbe l'esistenza di un accampamento romano identificato con il numero nove.
La presenza romana a Val della Torre è avallata da una lapide funeraria risalente all'antico Impero Romano (II secolo d.C.) che, sino alla fine del XIX secolo, fu conservata presso la Chiesa Parrocchiale di Brione (Santa Maria della Spina).
La lapide tombale misura cm. 178 di altezza ed è larga circa cm. 60.
In questo contesto è riprodotta dalla tavola originale inserita negli Atti della Società di Archeologia e Belle Arti della provincia di Torino (fig. 1)

Fig. 1

e in un disegno che permette una miglior leggibilità del testo scolpito (fig. 2).

Fig. 2

Schermata 2015-01-21 alle 21.14.50 copia 2

 

La lapide funeraria ricorda un certo Valerio Vinissio figlio di Anfione. La scrittura del nome proprio presenta caratteristiche grafologiche locali e non romane. La particolare forma del carattere grafico usato per simboleggiare la nostra “A” e l'uso delle “II”, nella scrittura lapidaria, non possono essere considerati come segni di arcaismo poichè, nelle province romane situate nel nostro contesto geografico, tale forma di scrittura restò in uso per lunghi periodi.
Il nome Vinissius è spesso ricorrente in altre lapidi romane e può essere identificato anche in Vinisius, Vinesius o Vinusius. Il patronimico Amphionis ricorda nomi alquanto celebri nell'antichità quali Amphion e Amphio che furono anche nomi di schiavi che assunsero la condizione di liberti.
Il voluminoso cippo mortuario è attualmente conservato, ma non esposto, nella collezione lapidaria del Museo di Antichità di Torino ed è censito negli Atti della Società di Archeologia e Belle Arti della provincia di Torino – Vol. IV, 1880 – 82 (pag. 283-84); tav. XX n°11, editi dalla Stamperia Reale di Torino di G.B. Paravia e Comp. nel 1883 (fig. 3).

Fig. 3

Per chi fosse interessato alla consultazione del volume in questione, è possibile reperirlo presso la Biblioteca Civica Centrale di Torino (Via della Cittadella 5).
Purtroppo non conosciamo il luogo preciso dove la stele tombale di Val della Torre fu ritrovata ma, le grandi dimensioni e il ragguardevole peso lasciano supporre che il reperto non abbia subito un trasporto da luoghi lontani. E' quindi plausibile immaginare che essa provenga dal nostro territorio e abbia contrassegnato la sepoltura di un romano illustre che, in Vallis Turris, ricopriva una carica significativa.

Giovanni Visetti

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